Finito l'incubo, Rossella Urru è libera
La conferma del ministro Terzi. La cooperante italiana del Cisp era stata rapita a ottobre da terroristi in un campo in Algeria.
Rossella Urru, la cooperante italiana rapita in Algeria lo scorso ottobre, è libera. La giovane di Samugheo, in provincia di Oristano, è stata infatti rilasciata e affidata a dei mediatori, e mercoledì sera è arrivata anche la conferma ufficiale del ministro degli Esteri Giulio Terzi. Nel pomeriggio era arrivato un primo annuncio da parte del portavoce dell'organizzazione radicale islamica Ansar Al Din, Sanda Ould Boumama. Insieme a Urru liberati anche gli altri due cooperanti spagnoli portati via dal campo di rifugiati vicino a Tindouf, in Algeria (Ainhoa Fernández del Rincón ed Enric Gonyalons).
L'UFFICIALITÀ - Dopo le voci rimbalzate per tutto il pomeriggio, e sempre più positive, il ministro Terzi ha annunciato poco prima delle 20: «Rossella Urru è stata liberata, si tratta di una bellissima notizia». «Ho portato i saluti del presidente Napolitano ai familiari di Rossella che sono qui con noi all'unità di crisi», ha aggiunto il capo della diplomazia italiana spiegando che non sono ancora stati presi contatti con l'unità di crisi e dunque non è ancora stato possibile parlare alla 30enne sarda.
mercoledì 18 luglio 2012
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Scialpi
Sorriso
Toglimi il pane, se vuoi,
toglimi l'aria, ma
non togliermi il tuo sorriso.
Non togliermi la rosa,
la lancia che sgrani,
l'acqua che d'improvviso
scoppia nella tua gioia,
la repentina onda
d'argento che ti nasce.
Dura è la mia lotta e torno
con gli occhi stanchi,
a volte, d'aver visto
la terra che non cambia,
ma entrando il tuo sorriso
sale al cielo cercandomi
ed apre per me tutte
le porte della vita.
Amore mio, nell'ora
più oscura sgrana
il tuo sorriso, e se d'improvviso
vedi che il mio sangue macchina
le pietre della strada,
ridi, perché il tuo riso
sarà per le mie mani
come una spada fresca.
Vicino al mare, d'autunno,
il tuo riso deve innalzare
la sua cascata di spuma,
e in primavera, amore,
voglio il tuo riso come
il fiore che attendevo,
il fiore azzurro, la rosa
della mia patria sonora.
Riditela della notte,
del giorno, delle strade
contorte dell'isola,
riditela di questo rozzo
ragazzo che ti ama,
ma quando apro gli occhi
e quando li richiudo,
quando i miei passi vanno,
quando tornano i miei passi,
negami il pane, l'aria,
la luce, la primavera,
ma il tuo sorriso mai,
perché io ne morrei.Pablo Neruda
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